Eccoci qui,
tornate da un'esperienza che definire fantastica è decisamente riduttivo.
Come alcuni di voi sapranno, il coro Femminile EOS ha partecipato al XXVII Concorso Corale Internazionale Bela Bartok, che si è tenuto dal 7 al 10 Luglio a Debrecen, Ungheria. Per anni, sin da quando eravamo un coro di voci bianche, avevamo sentito parlare di questo concorso con grande rispetto ed ammirazione e sognavamo un giorno di calcare quel palco. Quando a Ottobre il coro ha deciso di partecipare i sentimenti erano contrastanti: saremo all'altezza di questo passo? dovesse andare male ci abbatteremmo? saremo in grado di mostrare le nostre capacità malgrado l'emozione che sicuramente ci divorerà?.... ma buttato il cuore oltre l'ostacolo e accantonate queste incertezze abbiamo deciso di fare la domanda di ammissione...
A gennaio la prima gioia....eravamo state ammesse.... cosa non propriamente scontata, quindi caricate da questa notizia abbiamo cominciato questo percorso impegnativo. 6 mesi sembravano tanti, ma eravamo consapevoli che in relazione alla crescita che ci richiedeva la partecipzione alla competizione erano un soffio...
Il concorso di Debrecen prevede una semifinale con una giuria, che valuta l'ammissione alla finale del giorno successivo giudicata da una giuria differente. E' quest'ultima che concede l'ammissione al Gran Premio, quindi la scelta dei brani da portare nelle due fasi era fondamentale. Inoltre sono previsti due brani d'obbligo differenti: uno per la semifinale e l'altro per la finale.
I brani previsti per questa edizione erano molto differenti: uno, il Quo ibo a spirito tuo, più cantabile, con una parte centrale molto emozionante e un inizio e una fine quasi eterei, con i soprani primi che eseguono la melodia e gli altri tre settori che formano un tappeto sonoro di accordi con note tenute molto lunghe; l'altro, un' Ave Maria, molto più articolato, con un breve inizio innocente e consonante seguito da un turbinio di dissonanze e linee melodiche molto complesse in un'estensione paragonabile a quella richiesta ad un coro misto.
Le prime emozioni ce le ha regalate l'esecuzione del Quo ibo: l'effettivo primo brano del concorso, impreziosito da una semplice ma efficace azione scenica del settore soprani primi all'inizio e alla fine. Dopo ci siamo guardate negli occhi, il cuore in gola, la respirazione affannata ma tanto felici per essere riuscite a non farci vincere dal comprensibile "panico da palcoscenico" internazionale. Successivamente il Tota Pulchra di Duruflè ci ha dato quella serenità convinta per poter affrontare gli altri due pezzi grintosi del programma: l'Hosanna di Knut Nystedt e il Regina Coeli di Alessandro Bonanno, in cui il settore soprani è messo a dura prova. Pochissimo tempo per realizzare quanto avevamo fatto e siamo sgattaiolate subito in platea a sentire il resto della competizione.
Finalmente annunciano i cori ammessi alla finale e noi siamo in quella rosa. Bene, la prima soddisfazione ce la siamo tolta, ma abbiamo fatto solo il 30 % di tutto il percorso. Non bisognava perdere la concentrazione e bisognava riposarsi per il giorno successivo; un altro brano d'obbligo, decisamente più complesso ci aspettava e il resto del programma libero non era da meno: Laudate Dominum di Barchi e Gloria di Kocsar, due brani molto completi in cui avremmo potuto mostrare al meglio le nostre doti interpretative.
Il secondo giorno il clima era più teso, consapevoli che ci saremmo giocate l'ammissione al Gran Premio, l'obiettivo finale del nostro lungo percorso. Inoltre sapevamo che era trasmessa in diretta streaming in tutto il mondo e quindi malgrado fossimo felici perchè avremmo reso partecipi i nostri cari dell'emozione della gara sentivamo maggiormente la pressione di una performance degna dei nostri sostenitori.
Saliamo sul palco una seconda volta, spavalde nell'affrontare il brano d'obbligo, e l'atteggiamento positivo paga, in quanto non ci lasciamo vincere dal "panico da palcoscenico" neanche stavolta. Giusto il tempo di scendere i gradini e rientrare in platea per seguire il resto del concorso.
Dopo un piccolo insolito ritardo rispetto al previsto, finalmente i giurati annunciano il podio e noi ci siamo : seconde ex aequo con primo posto non assegnato. Forse lì per lì ci demoralizza un po', ma subito dopo annunciano che siamo noi il coro amesso a rappresentare la categoria cori a voci pari al Gran Premio: l'obiettivo era stato raggiunto! Essere su quel palcoscenico insieme ai migliori di tutte le categorie era un premio sufficiente. Ma un premio più grande è stato stare su quel palco come gruppo, complici, solidali, preparate, ognuna con la voglia di dare il massimo supportata dagli sguardi delle altre che dicevano semplicemente: Io ci sto!
Il giorno del Gran Premio, orgogliose di rappresentare l'Italia in una manifestazione così importante, abbiamo cantato veramente rilassate, consapevoli di essere in mezzo ai migliori e di voler fare un'ottima figura, ma senza più l'ansia di raggiungere un obiettivo a tutti i costi.
Il coro che si è esibito per primo era il famoso coro di voci bianche Vesna di Mosca, per cui noi, senza troppe remore, tifavamo sin dal primo giorno. Siamo molto legate a questa formazione storica, non solo per il livello eccezionale che mostrano ad ogni performance, ma perchè "Vesna" significa "Primavera", cioè il nome del coro di voci bianche da cui è nato il coro Femminile EOS. Durante il soggiorno in ostello nei pochi momenti in cui incrociavamo le coriste, abbiamo stretto anche una bella amicizia. Bastava un semplice sguardo o qualche breve frase in inglese, per comunicare la nostra ammirazione profonda per loro. Ognuna di noi aveva trovato ormai una "sorellina" nella formazione russa e quando, dopo il Gran Premio, abbiamo avuto la possibilità di eseguire il Salve Regina di Kocsar insieme a loro gli abbracci e le lacrime hanno celebrato la forte emozione che abbiamo provato.
Insomma il bilancio di questa splendida esperienza è solo positivo. A prescindere dal risultato abbiamo apprezzato l'importanza di essere gruppo, di saperci sostenere a vicenda, di sorridere e di emozionarci. Il cantare tutti i brani del concorso a memoria, anche se il panico da palcoscenico avrebbe potuto giocarci brutti scherzi, è stata invece la chiave per rendere il momento dell'esibizione ancora più magico, avendo un contatto col nostro direttore Fabrizio Barchi senza ostacoli.
Tante altre bellissime emozioni ci aspettano ... che aspettano solo di essere vissute.....
All'anno prossimo :-)